Hilde + Lutz: viaggio dentro la resilienza

Sembrerebbe una storia d’amore e in effetti lo è; ma a me è sembrata molto di più quando lo scorso anno sono entrata casualmente in contatto con due scritti che Lutz aveva inviato a Hilde dal gulag sovietico in cui era stato imprigionato sul finire della II Guerra Mondiale.

Una storia di caparbietà, di resilienza, di persone che hanno creduto fortemente nella vita e nei loro sentimenti più di ogni difficoltà o accadimento contingente; che hanno superato solitudine, distanza, carcerazione, dolore fisico e morale, paura, straniamento e che hanno voluto con la loro fede modificare il destino. Eppure non vorrei chiamarlo amore: mi sembra di sminuirlo adoperando un termine super-caricato di ambiguità, di falsità e di banali aspettative. Ma quello tra Hilde e Lutz è stato tanto più di un amore: devozione, cura, ardore, meraviglia, solidarietà, complicità, vicinanza, perseveranza, calore, dolcezza, affetto, bene; e poi ancora religiosità, morale, filosofia, ideale, fede, coscienza, Natura.

Julia Krahn, artista di origine tedesca e nipote di Lutz, ha ritrovato le cartoline da lui inviate a sua moglie Hilde e per anni si è dedicata ad una ricerca che dal personale/familiare ha assunto prospettive tematiche più universali e si è poi codificata in un corpus di opere molto vasto e tutt’ora in produzione.

Siberia: gulag: per interminabili anni Lutz è stato imprigionato in un mondo ostile da tutti i punti di vista: ambientale e politico ma non relazionale con altri esseri umani che come lui subivano l’internamento o, come sua moglie, ne assistevano ab externo.

Ispirata dalla resistenza di Lutz e Hilde che hanno lottato contro la barbarie della sopraffazione e non hanno lasciato che le loro menti e i loro spiriti si imprigionassero dentro la perdita di identità morale, Krahn investiga i vari modi alternativi di essere nel mondo e di atteggiarsi nell’attuale situazione globale come atto di resistenza della mente, della propria spiritualità e della propria area sentimentale messe a dura prova da situazioni di isolamento e di paura. Concetti quali l’empatia e la solidarietà sono espansioni o modalità esecutive del concetto di resilienza che oggi appare come un nuovo spirito del Tempo, come una condizione che afferisce direttamente alle nostre vite, indicando una modalità di espressione e di esecuzione del nostro quotidiano percorso.

Krahn suddivide il lavoro per “capitoli” corrispondenti a serie di opere diversificate per materiali ed espressione estetica.

RISONANZE

Prendendo a prestito la parola dalla scienza musicale la Krahn crea forme organiche di argilla bianca che da un lato si riconnettono alla natura e dall’altro posseggono una propria anima data da una sensualità marcata che riconduce all’idea di amore come metafisica del pensiero amoroso.

Hilde da un lato è donna, dall’altro è puro ideale; un concetto di amore che prende a pretesto, ma solo a pretesto, una persona fisica, per esprimere un sentimento globale e universale di affezione e attaccamento alla vita.

Da un gulag e dalla reclusione, dalla mancanza di libertà, dalla sofferenza fisica e morale, nasce un pensiero universale filosofico relativo all’amore che si oggettualizza in una persona più per focalizzarne il contenuto e dargli quell’aura di tangibilità e di realtà che lo rende meno evanescente e più concreto.

La sensualità delle sculture di Krahn materializza il sentimento in un oggetto reale così come ha fatto Lutz materializzando il suo pensiero attraverso il ricordo di Hilde.

Materia plasmata lentamente, come impastata sotto le mani dell’artista così come il pensiero d’amore è stato plasmato da Lutz lentamente negli anni.

L’oggetto materializza quell’atto di donazione di sé fatto da Lutz a Hilde e dall’artista all’arte.

ORGANI li chiama Krahn, ma sono piuttosto oggetti snaturati della loro realtà funzionale per assumere piuttosto un forte valore simbolico.

La forma organica serve all’artista proprio per esprimere attraverso la sensualità dell’oggetto, la propria carica emotiva. Le forme organiche così elaborate rimandano immediatamente a parti del corpo; cuori, vagine, organi che presentano tutti delle aperture, dei canali di comunicazione; aperture che devono essere colmate di fluidi, acqua, sangue, sperma, suono, vita insomma. O piuttosto delle “stanze di attesa”, luoghi dove si determina, si definisce e si perpetua un accadimento della vita. Il passaggio di onde, fluidi, suoni attraverso quelle cavità pronte a riceverli, determina la nascita di un accadimento che dallo stato fisico assume proporzioni estetiche, filosofiche ed emozionali.

Le vie di accesso, di uscita, di comunicazione sono presenti a definire la funzione vitale del tutto.

L’amore in sé è vita.

Indissolubilmente legati insieme, concetto e oggetto sono interconnessi nel profondo; una sensualità tattile dell’oggetto; una struttura scultorea dove la plasticità si fonde alla sensualità.

Un’esperienza tattile oltre che visiva.

Un lavoro su quel che il ricordo, la memoria può creare nella mente umana e un lavoro sul Tempo come elemento di trasformazione e radicamento di sentimenti.

ETERNO RITORNO o a-temporalità di un sentimento

Il corpo di opere che conferisce il titolo alla mostra L’Eterno Ritorno, è costituito da incisioni su vetro dal titolo “ETERNO” che riproducono le originarie lettere inviate da Lutz a sua moglie Hilde incise su lastra di vetro e da “RITORNO”, stampe in serigrafia delle medesime lettere che, come afferma l’artista: “riprendono l’estetica mozzafiato della scrittura originale”.

Nelle incisioni su vetro l’artista ha voluto come fissare per sempre attraverso una forma di scultura e di incisione il contenuto degli scritti di Lutz. Oltre alla bellezza della grafia in sé che ha un valore estetico di per se stessa, nelle opere si risolve la necessità di rendere a-temporale un contenuto simbolico che non è più afferente all’intimità di due persone ma acquisisce tout court un accento universale. Scavare nel vetro quella grafia così particolare di Lutz non è soltanto un omaggio all’individuo, bensì un atto di comunicazione universale e a-temporale col quale si “congela” nel tempo un’idea, un sentimento, un atto di resistenza e li si trasmettono alle generazioni a venire.

Nelle stampe serigrafiche si procede invece per sovrapposizione di immagini e scrittura: agli scritti inviati da Lutz a Hilde vengono sovrapposte immagini di luoghi tratte da fotografie che la stessa Krahn ha scattato in un suo viaggio in Siberia nel 2006/2007, sulle tracce di suo nonno. In queste opere si effettua una sovrapposizione non più solo fisica e reale di due oggettività (la cartolina e l’immagine fotografica), bensì si opera una traslazione temporale e spaziale di un evento dando vita ad una fusione di tempi, luoghi e personalità. La Krahn opera attraverso se stessa quel “ritorno” di Lutz non solo nella sua vita, ma nella vita di chiunque si accosti alle opere. Un lasciar rivivere Lutz e Hilde in ognuno di noi spettatori di un evento e di un sentimento perpetuo.

Le opere inoltre vengono immerse in una colorazione Pop/Fluo che ne sdrammatizza il contenuto e ne attualizza la forma estetica e le rende avulse dalla loro stessa temporalità. Il dinamismo del colore le astrae da qualsiasi collocazione temporale e le proietta in un presente/futuro conferendo universalità al loro contenuto.

 

LACRIMOSA

Le opere di questo ciclo sono dedicate alla madre dell’artista che “qui diventa tassello che la connette, attraverso la carne, ai suoi nonni”. (Krahn)

La dicotomia tra pesantezza della base in metallo e la levità della lacrima che si libra in aria come una pietra preziosa nel suo alloggiamento, ci danno il senso di un sentimento di integrità e resilienza morale ed esistenziale a fronte di ogni avversità che mira ad annullare perfino l’identità morale ed affettiva.

La trasformazione attraverso l’atto artistico della lacrima dallo stato liquido allo stato solido diventa simbolo di sentimenti che si possono esprimere con lacrime: dolore, godimento, gioia, tristezza: tutti sentimenti forti, potenti che fanno sì che le lacrime pesino, diventino pesanti, corporee, corpi solidi che hanno uno spessore e un peso.

La struttura sferica, che è anche presidio di cura dalle malattie nella cultura cinese, diventa simbolo di “pausa dal dolore”, ovvero mezzo per curare una malattia che afferisce all’anima e non al corpo. Ma la

struttura sferica nella cultura occidentale è sinonimo di scorrimento, di flusso di liquido che muovendosi si trasforma costantemente: tutto scorre, tutto si trasforma: la rotazione, il moto rotante della sfera è l’accadimento cui la nostra vita è costantemente sottoposta: simbolo del Tempo, dello scorrimento del tempo, del moto del tempo, inarrestabile e continuo.